Molti dei “meno giovani” ricorderanno questo fotografo come firma di spicco del settimanale Epoca.
Una rivista che ha consentito a tanti lettori di scoprire il mondo e i suoi accadimenti attraverso le penne di grandissimi giornalisti e gli scatti straordinari di fotografi di altissimo livello.
Quando ero bambina, a casa una copia di Epoca non mancava mai, ed è sulle sue pagine che ho scoperto Mario De Biasi.
La Casa dei Tre Oci dedica a questo grande artista “Mario De Biasi. Fotografie 1947 – 2003“, curata da Enrica Viganò in collaborazione con l’Archivio Mario De Biasi, organizzata da Civita Tre Venezie con Admira e promossa dalla Fondazione di Venezia.
Sono 216 le fotografie esposte, di cui metà inedite, suddivise per nuclei tematici in dieci sezioni.
La mostra racconta un fotografo che ha fatto la storia e l’ha narrata con le sue immagini. Ma racconta anche di un giornalismo vero, profondo, vissuto come una missione e con grande senso dell’etica. Racconta di gentleman e professionisti con una classe innata.



“La vita di Mario De Biasi è la storia esemplare di un artista che si è fatto da solo nell’Italia del dopoguerra e si è costruito una carriera professionale in fotografia, quando la figura del fotoreporter interno allo staff non era ancora contemplata dai giornali. Il progetto espositivo vuole far conoscere e comprendere questa eccellenza tutta italiana, questo fotografo che immortalava tutto: da New York alle periferie milanesi, dalla rivolta d’Ungheria alle Olimpiadi, dalla Siberia al Vietnam, e poi le star del cinema, gli zingari come i miliardari, i lavoratori e la ricostruzione del paese, i vulcani, le metropoli, i terremoti, le giungle, le imprese spaziali, i gesti universali, la natura e le bellezze del nostro pianeta. Ogni inquadratura mette in luce un piccolo o grande racconto, ogni scatto registra un pezzo di realtà che Mario De Biasi coglie magistralmente senza mai tralasciare l’equilibrio delle forme e l’armonia del chiaroscuro.
La sua audacia e la sua forza fisica hanno fatto il resto. Per i lettori di Epoca (dove ha lavorato per trent’anni) De Biasi incarna l’intrepido esploratore perennemente in viaggio fra ponti sospesi, terribili pericoli e sbalorditi scenari naturali, capace di portare fino ai confini della Terra, in ogni deserto, campo di battaglia, evento mondano o fenomeno naturale il bisogno d’avventura, di esotismo, di evasione e di informazione di chi, in quegli anni, poteva viverli solo sulle pagine di una rivista della qualità di Epoca.
L’immaginazione di De Biasi spazia su altri fronti della creatività: non è solo un testimone di ciò che accade, ma anche l’artista che rivela dettagli della natura, impercettibili ai più, trasmutandoli in una festa di vita e di colori. La sua inarrestabile creatività si esprime altresì nei disegni che realizzerà in ogni dove, su qualsiasi pezzo di carta avesse a disposizione, fino alla fine. Lavorava per cicli dedicati a un singolo soggetto, declinato in infinite geometrie e tinte diverse: è sorprendente vedere quelle migliaia di soli, cuori, alberi e non trovarne mai due uguali. In questa mostra, per la prima volta, i suoi disegni vengono integrati con le opere fotografiche, meraviglie della fantasia in dialogo con le meraviglie catturate dall’obiettivo.
Mario De Biasi ha percorso il mondo intero costruendo letteralmente, attorno alle proprie esperienze, un modello italiano di fotografia di reportage raffinatissima e al tempo stesso atutenticamente popolare, che oggi è un punto di riferimento per tutti. Ha lasciato dietro di sé tanta arte e una moltitudine di libri, quelli che ha collezionato e quelli che ha realizzato con le sue immagini. Si è sempre messo in gioco, spesso con acrobazie sul filo dell’impossibile e sempre con quello sguardo pronto a recepire tutto. Uno sguardo concentrato sulla scena richiesta e, insieme, vigile e rapido nel cogliere a 360° l’esistenza tutta: tracce di un’umanità universale, che si trova più vicina che mai nei suoi gesti quotidiani, seppur appartenenti a culture lontane, perché osservati senza pregiudizi e senza mai voltarsi dall’altra parte.!
Enrica Viganò, pannello di presentazione della mostra
Lo afferma lui stesso nel corso dell’intervista proiettata al secondo piano: milioni di scatti, decine di libri.
Io aggiungo: intere generazioni che hanno iniziato a viaggiare prima con gli occhi per poi impegnarsi a realizzare il sogno.
Nell’intervista troviamo un De Biasi che, in modo disincantato, ripercorre la sua carriera. Trasmette una leggerezza e una passione che fanno emozionare.
Mario De Biasi con le sue fotografie ha spinto molti di noi a spiegare le ali per spiccare il volo.
Come sempre curatissimo l’allestimento, con pannelli descrittivi molto piacevoli da leggere che descrivono in modo discorsivo le varie sezioni in cui la mostra è organizzata.
“Le belle immagini devi andare a cercartele, camminare e camminare, o anche solo fermarti e guardare con attenzione. Magari la fotografia è proprio lì, ma devi girarci intorno per notarla”.
Mario De Biasi

Una delle sezioni è dedicata a “Operazione Luna“, cinque numeri speciali che Epoca dedica allo sbarco sulla Luna.
Oltre a una selezione degli scatti sono esposti alcuni originali delle pubblicazioni dell’epoca, compreso il dietro alle quinte “Operazione Luna. Come abbiamo fatto“, in cui il Direttore della testata spiega l’eccezionalità del lavoro svolto.
Un giornalismo che andava fiero di sé stesso, e ne aveva ben donde.
Tra gli altri reperti straordinari presenti in mostra mi ha colpito un telegramma che Enzo Biagi scrive per incitare uno sconfortato Mario de Biasi inviato a Teheran per il matrimonio dello Scià.
De Biasi scopre che non sarebbe stato possibile per i fotografi fare più di uno scatto, peraltro già deciso dall’organizzazione, e lo comunica sconsolato a Enzo Biagi. Il giornale, infatti, aveva preventivamente venduto il fotoreportage anche ad altre testate internazionali.
Ma Biagi non demorde, e scrive a De Biasi poche ma chiare parole: “Coraggio, per te nulla è impossibile”
E infatti così è stato…!
“Ho avuto sempre la fortuna di non aver paura.”
Mario De Biasi
In più di una sezione ritroviamo protagonista il carattere indomito del fotografo, che non si lascia spaventare da nulla. Né dai rischi legati al servizio sulla rivolta d’Ungheria, dove verrà ferito, né dal freddo glaciale, né dall’eruzione dell’Etna che andrà a fotografare da solo.
Proprio a seguito di questo straordinario servizio una mamma apprensiva scriverà al Direttore per redarguirlo: deve smettere di mandare De Biasi (“che è un così bel ragazzo”) a correre rischi! Rappresenta un pessimo modello per i giovani che potrebbero decidere di fare altrettanto.
Il Direttore risponde alla mamma spiegando la sua posizione: “…Ma io non dico mai a De Biasi di andare in mezzo al fuoco. Non ce n’è bisogno: ci va da solo”

Vi sono tre sezioni particolari, in mezzo a quelle che più rappresentano lo stile del fotoreporter: quelle dedicate ai baci, ai barbieri di strada e al cibo. Argomenti che attrarranno gli scatti di De Biasi ovunque egli si trovasse nel mondo.
In particolare, gli scatti dei baci, nonostante siano in bianco e nero, hanno i mille colori di questo gesto: amore, affetto, amicizia, passione. Tutto in un momento uguale e sempre diverso, in ogni parte del globo
De Biasi sarà anche straordinario fotografo di divi, “Personaggi in maniche di camicia“. I suoi sono fotogrammi fuori dagli schemi che derivano dalla sua capacità di entrare in sintonia con i soggetti, e di lasciare che questi si abbandonassero alla sua fotocamera.

Parla da solo il pannello centrale in cui sono state riprodotte alcune delle infinite copertine di Epoca con gli scatti di De Biasi: le sue fotografie sono i fermo-immagine di decenni di storia contemporanea.
“Dovunque si incontra la vita, si incontra la bellezza. Basta guardarsi attorno per vederle: anche in una foglia, in un sasso, in un balcone fiorito. Anche nei riflessi in una pozzanghera”

Come avrete intuito, ho adorato questa mostra, e ci tornerò sicuramente. C’è talmente tanto materiale esposto che due ore non sono sufficienti per godersi anche i dettagli.
Consigliatissima!
Come visitare la mostra
La Casa dei Tre Oci è alla Giudecca, di fronte alla fermata di vaporetto Giudecca – Zitelle.
La mostra è aperta fino al 9 gennaio 2022 dalle 11 alle 19 tutti i giorni tranne il martedì.
E’ possibile acquistare il biglietto on-line, prenotando contestualmente la visita (la prenotazione è consigliata ma non obbligatoria). Fino al 31 maggio il biglietto è in promozione e costa 9 euro.
14 comments