Finalmente sono riuscita a visitare il nuovissimo M9, il Museo del ‘900 di Mestre, inaugurato il 1° dicembre di quest’anno.
Per quanto avessi aspettative molto elevate, in considerazione di quanto si era visto sui social il giorno dell’inaugurazione, sono rimasta sbalordita dalla grandiosità del tutto: dell’architettura, del progetto di riqualificazione urbana, dell’allestimento e dei contenuti.
Ma andiamo con ordine.
Il Museo
Bisogna esserne consapevoli: difficilmente si potrà approfondire tutto in una sola giornata. Un po’ perché il materiale a disposizione è praticamente infinito, e vedremo meglio perché, un po’ perché i tanti stimoli rendono mentalmente quasi faticosa una visita molto lunga.
Nel mio caso, sono entrata nel Museo alle 12.15 e, salvo una pausa di un’oretta per il pranzo, pur facendo solo un passaggio rapido e superficiale nelle ultime sale, sono uscita dopo le 19.00! Confesso che le ultime parti le ho vissute con un che di stanchezza, nonostante l’entusiasmo e l’ammirazione per quanto stavo vivendo mi avrebbero spinto a fermarmi anche oltre. E ciò nonostante io sia comunque abituata a visitare con attenzione mostre e musei senza grandi problemi…
Il Museo è diviso in 8 aree tematiche:
- Come eravamo, come siamo. Demografia e strutture sociali.
- The Italian way of life. Consumi, costumi e stili di vita.
- La corsa al progresso. Scienza, tecnologia, innovazione.
- Soldi soldi soldi. Economia, lavoro, produzione e benessere.
- Guardiamoci intorno. Paesaggi e insediamenti urbani.
- Res publica. Lo Stato, le istituzioni, la politica.
- Fare gli italiani. Educazione, formazione e informazione.
- Per farci riconoscere. Che cosa ci fa sentire italiani.
Le prime 4 sezioni sono al primo piano, le altre al secondo.
Ma andiamo un pochino più nel dettaglio facendoci aiutare dalla pagina ufficiale del Museo https://www.m9digital.it/it/il-museo
1. Come eravamo, come siamo. Demografia e strutture sociali.
La popolazione sta alla radice di tutto. La storia del Novecento italiano è fatta dalle donne e dagli uomini che hanno abitato la nostra penisola. La prima sezione è dunque dedicata ai cambiamenti demografici, antropometrici e sociali della popolazione italiana dall’Unità ad oggi.
Viene messo in luce l’impatto che le condizioni ambientali, i flussi migratori, gli eventi bellici e le dinamiche economiche hanno esercitato sulla dimensione e sulla composizione della popolazione, sui ruoli sociali e sulle dinamiche delle strutture familiari, profondamente mutate nel corso del tempo.
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2. The Italian way of life. Consumi, costumi e stili di vita.
Il visitatore è guidato in un viaggio nel tempo alla scoperta di quanto sono cambiati nel Novecento i modelli di consumo e gli stili di vita. I diversi ambienti domestici, i riti della sociabilità, gli elementi caratteristici della cultura materiale italiana sono ricostruiti attraverso scenari immersivi, con l’uso di tecniche 3D e realtà virtuale mutuati dalle tecniche cinematografiche e dalla grafica computerizzata.
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3. La corsa al progresso. Scienza, tecnologia, innovazione.
La tecnologia è oggi un punto centrale delle nostre vite. In modo forse meno immediatamente percepibile, ma altrettanto decisivo, ha influito sulla vita degli italiani per tutto il Novecento. La sezione conduce il visitatore dietro le quinte della vita quotidiana per scoprire i meccanismi che, in tutta la loro ricchezza e contraddittorietà, ne hanno spinto la trasformazione. Grazie a una serie di installazioni interattive i visitatori possono conoscere, smontare e rimontare gli oggetti che hanno cambiato più in profondità le abitudini, i ritmi e la vita degli italiani – dalla lampadina alla lavatrice, dalla doccia al telecomando, dal telefono cellulare al bancomat – illustrandone la genesi progettuale e l’impatto sulla vita di ognuno di noi.
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4. Soldi soldi soldi. Economia, lavoro, produzione e benessere.
Il Novecento è il periodo in cui gli italiani spiccano “il grande balzo”, abbandonando la miseria che aveva caratterizzato la vita della stragrande maggioranza della popolazione nei secoli precedenti.
Le condizioni di estrema povertà e arretratezza che affliggono il paese all’inizio del ventesimo secolo si evolvono nei decenni successivi; l’economia di sussistenza che connota le vite di milioni di contadini sempre in lotta con la fame si evolve grazie all’industrializzazione diffusa e al successivo passaggio a una società terziarizzata, che conquista crescite reddituali, conosce le gioie dei consumi di massa e registra una ricchezza diffusa, quanto meno sino all’inizio della grande crisi degli ultimi dieci anni.
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5. Guardiamoci intorno. Paesaggi e insediamenti urbani.
Le trasformazioni economiche e sociali del ’900 non hanno modificato solo gli usi e i costumi degli italiani, ma anche gli spazi in cui vivono e i paesaggi che osservano. Non c’è luogo o panorama che non sia profondamente cambiato – talvolta anche in modo radicale – nel corso degli ultimi centovent’anni, spesso antropizzandosi, ma talora anche recuperando la natura.
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6. Res publica. Lo Stato, le istituzioni, la politica.
La piazza è lo spazio pubblico per antonomasia, ma è anche la metafora della nostra appartenenza a una collettività.
La sezione assume questa metafora quale punto di partenza per raccontare gli eventi e i fenomeni collettivi che hanno scandito l’evoluzione politica e istituzionale del paese e le tensioni maturate tra l’acquisizione della cittadinanza e l’apprendimento – non sempre facile – delle regole del gioco della convivenza democratica.
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7. Fare gli italiani. Educazione, formazione e informazione.
Al momento dell’Unità, più che a un popolo gli italiani assomigliavano alle tessere di un grande puzzle: tutte diverse e difficili da comporre.
La prima missione del neonato stato unitario è consistita nel promuovere l’insegnamento e l’apprendimento di una lingua comune, che permettesse una conoscenza reciproca e diffondesse una cultura nazionale capace di creare un senso di appartenenza condiviso.
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8. Per farci riconoscere. Che cosa ci fa sentire italiani.
Che cosa ci fa sentire italiani? Che cosa ci induce a sentirci membri di una comunità nazionale, a vederci simili o diversi ai nostri vicini? Luoghi comuni, stereotipi, abitudini, vezzi, modi di dire e di fare. Ma anche una cultura, espressione del genio italico, che ci distingue nel mondo e ci unisce, in analogia o contrapposizione con gli altri popoli.
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Sintesi della pagina descrittiva del sito ufficiale del Museo (dove trovate i punti di sospensione è perché ho tagliato parte del testo che può comunque essere consultato nella sua interezza seguendo il link)
La mia opinione
Dovessi dare un voto da 0 a 10 al Museo, per me sarebbe almeno 11! Meraviglioso!
Non ho mai visitato in Italia o in giro per il mondo un luogo come questo, sia in termini di installazione, sia di profondità dei contenuti e di argomenti trattati.
Ma nonostante la seriosità apparente del tema alla base dell’esposizione, non dobbiamo lasciarci spaventare. La fruizione dei contenuti è estremamente piacevole e leggera, pur nella completezza e nella sicura scientificità delle informazioni. I bambini (e anche gli adulti!) si divertiranno a interagire con le moltissime esperienze multimediali a disposizione del pubblico.
Si può provare a vedere come si starebbe in abiti tipici delle diverse fasi storiche, sia dei benestanti, sia della classe lavoratrice. Ci si può trovare immersi in mezzo a un comizio politico, di fronte all’ologramma dell’oratore talmente nitido da pensare che sia un sosia in carne ed ossa. Si può verniciare una carrozzeria della Ritmo. Ci si può muovere nelle cucine dei nostri nonni, aprendo cassetti e curiosando nelle antine degli armadi grazie ai visori Oculus e a un joystick. Si può cercare di capire meglio l’ansia che hanno provato i nostri genitori o i nostri nonni nei rifugi antiaerei sentendo le vibrazioni dei bombardamenti muovere la panca su cui siamo seduti. Si può ballare sfrenatamente nella discoteca per far alzare il volume della musica. E questo solo per descrivere una piccolissima parte delle esperienze a disposizione dei visitatori. Per non parlare dei pannelli e dei monitor informativi, pieni di dati, di filmati e fotografie d’epoca. Sapevate per esempio che Rita Levi Montalcini aveva presentato alla TV la sua scoperta che l’avrebbe portata al Nobel ben vent’anni prima della premiazione? O che Margherita Hack si è divertita con Piero Angela a spiegare le leggi della Fisica girando su se stessa…?
Uno degli aspetti più straordinari dell’allestimento è che consente a ogni visitatore di costruirsi su misura la sua personalissima esperienza del Museo, a seconda dell’interesse per l’argomento o del piacere che prova a interagire con i diversi contenuti.
Non c’è nulla di banale, nulla di noioso e nulla di scontato. Le tante attività incuriosiscono e fanno venir voglia di continuare nel percorso senza farsi sopraffare dalla stanchezza che può anche farsi sentire dopo tante ore di visita
I numeri e qualche informazione in più
M9 è un progetto di Fondazione di Venezia, avviato nel 2010 con il lancio del concorso internazionale.
L’architettura è di Sauerbruch Hutton che ha interpretato l’area come una serie di ambienti esterni collegati tra loro dai rivestimenti in ceramica, a dare il senso di una cittadella autonoma ma immersa e integrata nel contesto urbano.
Grande attenzione è stata data anche alla sostenibilità ambientale con i 276 pannelli solari e le 63 sonde del campo geotermico che lo porteranno a essere uno dei primi distretti a ottenere la certificazione di sostenibilità ambientale ed energetica LEED Gold, come indicato sul sito del Museo.
La grandiosità del progetto complessivo si intuisce anche dalla lettura dei numeri (si possono approfondire sul sito del Museo, in questa pagina)
- 110 milioni di investimento complessivo
- 9.000 mq di superficie complessiva
- 2.610 mq di superficie espositiva
- 20.000 elementi di ceramica policroma



Ho scattato pochissime foto nelle sale, e riguardandole ora mi sono accorta che non rendono minimamente giustizia all’esperienza di visita. Questo Museo va visto e vissuto in prima persona; cercare di raccontarlo con immagini o parole è impossibile.
Se comunque volete farvi una prima idea di cosa vi aspetta, il video di ArtribuneTV ne dà una vaga idea (ma fidatevi, dal vivo è molto, molto meglio!)
Il sito espositivo è completato al momento da un ottimo ristorante-bistrot e dal bookshop. Nei pressi del corpo principale sono in fase di apertura altri esercizi commerciali (ho intravisto una libreria e un negozio di articoli sportivi).
Detto tutto questo, e con la consapevolezza che probabilmente molte cose verranno ancora migliorate, mi sento di lanciare un’idea ai curatori e al Direttore del Museo: che prima o poi rendano possibile – previo il pagamento di un abbonamento o di qualcosa di simile – accedere a tutti i contenuti anche dal PC di casa, per poter continuare a rivivere il ‘900 con calma, cercando di soddisfare le mille curiosità che vengono nelle sale del Museo. Non sarà la stessa cosa, ma aiuterebbe comunque a mantenere viva la memoria della nostra Storia recente.
Gli orari e i costi dei biglietti sono consultabili qui: https://www.m9digital.it/it/orari-biglietteria
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