Le due sedi della Fondazione Bevilacqua La Masa tornano ad accogliere il pubblico amante dell’arte contemporanea.
A Palazzetto Tito si è già ripartiti con “Come trattenere l’energia che ci attraversa. Paesaggi“, che chiuderà il 9 maggio.
Una mostra con una lunga genesi, con un allestimento lungo e da godersi nel tempo come parte dell’esperienza di visita.
Negli ultimi tempi abbiamo imparato a guardare alla natura come ad una forza che ci attraversa, invade le nostre vite e può decidere della nostra morte. Lo sguardo del sentire comune è minacciato, perché una parte della scienza e dell’arte, in continuità con l’estetica classica, ci ha raccontato che possiamo misurare e controllare gran parte dei fenomeni del nostro ecosistema. Ma così non accade, non accade sempre. Alla razionalità del vedere il mondo dalla cornice, si associa la scoperta delle radici, della materia, della chimica a cui apparteniamo, inesorabilmente: ciò che ci attraversa ci può trafiggere.
Così, l’affaccio umano al paesaggio si nutre di composizioni e sguardi stranianti, in cui gli elementi primari, luce e acqua, si trasformano in fenomenologie fatte di ombre e concrezioni, paradossi della materia, rappresentazioni metamorfiche di suoni e immagini. La natura si percepisce con veli di inquietudine e tensione, sgomento e malinconia.
E tutto accade nel sentire inaspettato ciò che il pensiero solitamente dimentica e coglie come estraneo, soprattutto quando è autisticamente impegnato nella costruzione sociale, nella crescita del sapere
tecnologico, nella preoccupazione dello sviluppo economico.Il progetto espositivo Come trattenere l’energia che ci attraversa riunisce rappresentazioni che inducono i nostri sensi e la mente a ri-pensare, ri-misurare la nostra connessione con la natura. Immaginato per capitoli, con opere che si aggiungono e modificano l’allestimento nel corso del tempo, racconta della fragilità e precarietà di questo legame.
Visioni senza corpi umani, ma che rimandano al fantasma della nostra mente, che si sente organismo,
ma di questa origine fatica a darsi una misura. I tentativi proposti manifestano una intima inquietudine, uno spiazzamento e una lateralità lirica.La mostra si sviluppa e si articola con il movimento delle opere, una crescita che produce collegamenti,
differenze e legami. Lo spazio espositivo diviene un terreno instabile e aperto, ricco di varianti e significati, fino ad un completamento, ad un possibile accordo finale.L’iniziativa non prevede inaugurazioni, ma un allestimento lento e diluito, la possibilità di assistere a questo processo dal vivo, in presenza, se possibile, oppure on line, grazie ai materiali prodotti dal display delle opere.
Ogni paesaggio una relazione, un incontro, una riflessione nel luogo che accoglie il lavoro.
Dieci interventi di artisti emergenti e affermati, molti appartenenti ad una storia anche recente dell’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa, con i linguaggi che vanno dalla scultura alla pittura, dalla fotografia all’installazione audio e al video.
Dal Comunicato stampa ufficiale della mostra


La mostra è aperta dal dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 17.00 e nel solo week-end dell’8 e 9 maggio. Per prenotare è possibile inviare una mail a info@bevilacqualamasa.it o contattare lo 041 5207797. La prenotazione è obbligatoria per il sabato e la domenica.
Il 7 maggio inaugura invece “Preferirei di no – Lo spazio utopico della rappresentazione” presso la sede in Galleria di Piazza San Marco 71/c, che rimarrà aperta solo fino al 10 giugno.
Apre al pubblico venerdì 7 maggio, presso la Galleria di Piazza San Marco la mostra Preferirei di no. Lo spazio utopico della rappresentazione, il tradizionale evento espositivo che conclude il programma dedicato agli Atelier dell’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa, che si trovano nei prestigiosi spazi di Palazzo Carminati a San Stae, e nel chiostro dei SS Cosma e Damiano alla Giudecca.
Si tratta di uno dei più antichi programmi di ospitalità in spazi di lavoro per giovani artisti, organizzato da una Istituzione che vanta più di 100 anni di storia. Ogni anno gli Atelier vengono assegnati ai più meritevoli tramite un bando specifico.
Il focus principale della mostra, curata da Stefano Cecchetto, si concentra sul lavoro dei giovani artisti in residenza negli Atelier Bevilacqua, per un percorso che mette in luce il lavoro svolto nel periodo della loro permanenza: Giacomo Bianco, Simone Carraro, Francesco Casati, Stefano Cescon, Giulia Deganello, Rémi Deymier, Elena Della Corna, Giuseppe Di Liberto, Jingge Dong, Bruno Fantelli, Angela Grigolato, Sara Manzan, Jared Munn, Laura Omacini, Edoardo Ongarato, Camilla Pintonato, Federica Zanlucchi e Alessandro Zonta.
Nel contesto di un dialogo sul tema, il curatore affiancherà alcune opere di maestri internazionali che si relazionano con la concettualità di questo processo formativo, creando così una sequenza alternata di “Mentor e Protégé” utile a determinare le provenienze e le destinazioni dell’arte contemporanea: Vincenzo Agnetti, Candida Hofer, Wim Wenders, Mario Nanni, Alessandro Sambini, Jacopo Negretti detto Palma il
Giovane, Bonifacio De Pitati, Saverio Rampin.Il progetto della mostra intende mettere in evidenza il concetto di spazio come luogo della rappresentazione, dal perimetro della tela alla dimensione ‘altra’ di un immaginario concettuale aperto al territorio e alle problematiche dell’ambiente.
Lo spazio espositivo diventa ‘scena’, teatro di un percorso attraverso i differenti paesaggi dell’utile e del dilettevole. Un percorso che indaga il nostro universo visivo e traccia le linee guida di un vedere ‘oltre’, per l’affermazione delle procedure etiche e morali del vivere quotidiano.
Le immagini che accompagnano queste sequenze visuali conformano la struttura del mondo: le città, le strade, l’acqua, la vita e la morte, nella necessità di una riproduzione che permuta con il vero, processi interscambiabili tra il reale e la sua dissoluzione.
L’esposizione vuole essere un percorso che mette in relazione i giovani artisti degli Atelier Bevilacqua con un tema, quanto mai attuale, sul rapporto tra lo spazio e la sua fruizione, tra la natura e la sua metamorfosi, tra il reale e l’apparente, tutto questo dentro ai linguaggi – differenti e nello stesso tempo sinergici – per un processo di destabilizzazione dei contenuti.
Una mostra concepita per ‘isole tematiche’ dentro alle quali si sviluppa l’identità/alterità dell’artista, il suo mettersi in relazione con la realtà del vissuto in opposizione e/o in dialogo con l’oggettività artificiale dell’universo informatico. Il recupero di questo incontro può e deve avvenire anche attraverso l’arte, per la conferma di un contatto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive e lavora, un contatto fisico, terapeutico e in grado di fornire elementi indispensabili alla fruizione dell’opera stessa.
Una mostra concepita per ‘isole tematiche’ dentro alle quali si sviluppa l’identità/alterità dell’artista, il suo mettersi in relazione con la realtà del vissuto in opposizione e/o in dialogo con l’oggettività artificiale dell’universo informatico. Il recupero di questo incontro, può e deve avvenire anche attraverso l’arte, per la conferma di un contatto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive e lavora, un contatto fisico, terapeutico e in grado di fornire elementi indispensabili alla fruizione dell’opera stessa.
Dal Comunicato stampa ufficiale della mostra

La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10.30 alle 17.30.
Per visitare la mostra il sabato e nei giorni festivi è necessario prenotare un giorno prima.
Per prenotazioni e informazioni: 041 5207797 o inviando una mail a info@bevilacqualamasa.it