Niente, ogni volta che trovo Venezia su un qualche sito internazionale ad altissima visibilità mi emoziono e mi parte l’orgoglio a mille.
Oggi mi è successo quando ho scovato questo articolo del National Geographic: Weekend Itinerary for the Explorer in Venice.
Il fotografo Marco Gaggio propone la sua idea di visita-lampo di tre giorni a Venezia.
Si arriva il venerdì sera, da dedicare a Cannaregio e Misericordia (con giro in sandolo).
Il sabato mattina Piazza San Marco, Ponte dei Sospiri, Rosa Salva (ecco, non amando i dolci non ci avrei mai pensato), la Scala Contarini del Bovolo, il Ponte di Rialto, i Frari. Nel pomeriggio di sabato è la volta del Campo Santa Margherita, San Sebastiano, lo Squero di San Trovaso, le Gallerie dell’Accademia e la sera si chiude – se si è ancora vivi – con un giro di bacari.
La domenica un giro da Via Garibaldi a San Pietro in Castello, la libreria Acqua Alta (ma già ho detto che secondo me non è del tutto indispensabile visitarla), Santi Giovanni e Paolo e, per chiudere, un giro a San Giorgio.
Che dire? Che mi sembra super-denso, iper-denso, troppo, troppo denso.
Che in due mezze giornate e una giornata intera un giro di quel tipo porta il turista a non godersi un granché di quello che ha davanti gli occhi, dovendo correre da una parte all’altra della Città senza sosta.
Mi pare eccessivo mandare un turista al primo viaggio a Venezia alla Scala Contarini del Bovolo (impiegherà almeno dieci minuti a trovarla, se va bene, una volta arrivato in Campo Manin, e Google Maps non aiuta affatto), come anche alla Libreria Acqua Alta o a San Giorgio.
Capiamoci, tutto bellissimo, ma a mio avviso un turista va aiutato anche dando priorità. Queste sono per forza in parte soggettive, e in parte legate al percorso che gli si suggerisce.
E comunque va fatta passare la dura verità: per godersi realmente le meraviglie di Venezia non basta una vita…
E, sempre, ricordiamoci #EnjoyRespectVenezia!
Vanno bene i tour de force, ma che siano di turismo responsabile e consapevole. Meglio togliere una tappa ma lasciare che gli occhi del cuore abbiano il tempo di aprirsi.