In sintesi? Una mostra assolutamente da non perdere!
Ha riaperto alla Casa dei Tre Oci sabato 11 luglio e rimarrà visitabile fino al 10 gennaio 2021 la mostra “Jacques Henry Lartigue. L’invenzione della felicità“.

Ci sono stata sabato, e ne sono rimasta entusiasta! Se la Casa dei Tre Oci ci ha abituato a esposizioni sempre di altissimo livello, qui si è andati oltre.
Un allestimento ricco e ampio, che riesce a mettere in evidenza le opere nella loro lettura singola e per periodo. I podcast che sostituiscono l’audioguida sono un complemento alla visita importante che fornisce spunti di approfondimento agli interessati.

In mostra 120 immagini, di cui 55 inedite, provenienti dagli albi del grande fotografo, a coprire tutta la lunga attività di fotografo e artista.
Mi hanno colpito molto anche le riproduzioni delle pagine dei suoi taccuini, da cui emerge il suo aspetto multidisciplinare ma sempre molto visivo. I disegni degli scatti – non è chiaro se si trattasse dei progetti di fotografie ancora da scattare o di appunti su immagini già acquisite – evidenziano come nulla venisse da lui mai lasciato al caso.




Nei mesi di luglio e agosto è possibile visitare la rassegna dal venerdì alla domenica, dalle 11 alle 19, pagando il solo biglietto ridotto speciale (€9,00 anziché 13).
Inoltre, in luglio e agosto con il biglietto della mostra sarà anche possibile visitare con un ingresso ridotto le esposizioni in corso presso Palazzo Grassi e Punta della Dogana. E, viceversa, con il biglietto delle rassegne di Palazzo Grassi e Punta della Dogana si avrà diritto a una riduzione per accedere alla Casa dei Tre Oci.
La mostra, curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, rispettivamente direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue, e da Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci, è organizzata da Civita Tre Venezie e promossa da Fondazione di Venezia, in stretta collaborazione con la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, con il patrocinio del Ministero della Cultura francese.
Oltre alle foto sono esposti anche materiali d’archivio, libri quali il Diary of a Century, riviste dell’epoca, un diaporama con le pagine degli album, tre stereoscopie con immagini che rappresentano paesaggi innevati ed eleganti scenari parigini.
Il percorso de L’invenzione della felicità si articola intorno a questi grandi momenti di riscoperta dell’opera di Lartigue, a cominciare dalla rassegna del museo newyorkese, durante la quale sono presentati i suoi primi scatti precedenti la Prima Guerra Mondiale, e che fanno di lui l’enfant prodige della fotografia. Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate di quest’epoca, Lartigue s’interessa alla ricca borghesia parigina che si ritrovava ai Grandi premi automobilistici, alle corse ippiche di Auteuil, oltre che agli uomini e alle donne eleganti che le frequentavano.
Dal Comunicato stampa ufficiale
“La ‘parte di mondo’ di Lartigue è quella di una Parigi ricca e borghese del nouveau siècle, e anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio. La fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere i momenti felici, ancora e ancora”.
Denis Curti



A seguito del successo ottenuto con la mostra al MoMa, verso la fine degli anni ‘60, Lartigue incontra Richard Avedon e Hiro, due tra i più influenti fotografi di moda di allora, che si appassionano immediatamente alla sua arte. Avedon, in particolare, gli chiese di scavare nel suo archivio per riportare alla luce alcuni scatti al fine di creare un ‘giornale’ fotografico. La selezione di queste immagini, fatta dallo stesso Avedon e da Bea Feitler, photoeditor di Harper’s magazine, portò alla pubblicazione del volume, nel 1970, Diary of a Century che lo consacrò definitivamente tra i grandi della fotografia del Novecento.



Come accennavo, a complemento dell’esperienza di visita è possibile accedere ai podcast registrati da Denis Curti, contenenti approfondimenti delle opere in mostra e, in generale, dell’attività di Lartigue.
Un consiglio: se non l’avete già sul cellulare scaricate Spotify prima di accedere alla mostra, perché il QR-code abbinato ai podcast lo apre in automatico, e portate con voi gli auricolari, per un utilizzo più agevole e rispettoso degli altri visitatori.
Bella l’idea degli audio, peccato richiedano Spotify e non siano file audio normali, magari “appoggiati” al rinnovato sito della Casa dei Tre Oci. Sarebbe anche utile per i visitatori potersi agganciare a una rete wi-fi free.





I video dell’inaugurazione
Da Vicino – Daniele Duca
Come sempre, l’esposizione principale della Casa dei Tre Oci viene accompagnata da un’altra, ospitata nelle Sale De Maria del primo piano. In questo caso la mostra è l’interessantissima Da Vicino, la personale di Daniele Duca.
Close-up di oggetti quotidiani che, visti in modo completamente nuovo, diventano opere d’arte e comunicano messaggi di grande intensità.
Mi ha colpito la sua capacità di leggere oltre l’ovvio, di entrare nella struttura di forme quasi banali per estrarne l’essenza e la bellezza.





Come raggiungere la Casa dei Tre Oci
La Casa dei Tre Oci si trova alle Fondamenta delle Zitelle, 43, Giudecca, ed è raggiungibile con il vaporetto, approdo Giudecca – Zitelle.
Dalla Stazione si possono prendere le linee 4.1 o 2
Nota: le foto che accompagnano il post sono mie.
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