Col Carnevale a Venezia arriva il periodo delle fritole (o fritołe), i deliziosi dolci tradizionali che troverete in tutte le vetrine delle pasticcerie e delle panetterie della città.

Le fritołe non sono gli unici dolci tipici veneziani del Carnevale, poiché troverete anche i galani, quelli che in altre Regioni si chiamano chiacchiere o bugie. Ma – a gusto mio – non c’è lotta fra i due! Le fritołe vincono alla grande!
Vedendone un’infinità di tipi diversi, con le più varie farciture (crema, zabaione, Nutella…!), ho chiesto lumi a chi se ne intende e ho scoperto che in realtà la versione tradizionale non prevede ripieno quanto piuttosto un impasto contenente anche uvetta. Se volete assaggiare questa versione dovete chiedere le fritołe veneziane.
L’origine di questo dolce è antica, e data attorno al 1300, ma sarà nel 1700 che viene nominato dolce nazionale dello Stato Veneto (qui è possibile approfondire la storia delle fritołe grazie alla ricca scheda di Mario Stramazzo per Venezia Eventi).
Un tempo le fritołe erano un cibo da strada che veniva preparato dalle frittolere. Questa era considerata ai tempi del Goldoni una vera e propria professione, tant’è che nel suo “Campiello” Orsola comunica con orgoglio di svolgere questo lavoro. Dignità professionale che viene suggellata anche dall’esistenza della Scuola dei Frittoleri, fondata nel 1620, che ha trovato sede prima nella Chiesa di San Simeon Piccolo (proprio quella che ci accoglie di fronte a Santa Lucia quando arriviamo in treno), quindi ai Servi, a San Boldo, alla Madalena e infine nella Chiesa di San Biagio (qui altre informazioni). Ricordo che le Scuole a Venezia erano vere e proprie Confraternite che raggruppavano chi svolgeva una data professione, fornendo mutua assistenza e governando l’esercizio corretto da parte dei componenti.

Se volete cimentarvi nella preparazione casalinga di questo dolce, in rete si trova la ricetta in centinaia di varianti diverse (e tutte si dichiarano l’unica vera preparazione originale, ohibò!). VeneziaToday ne ha pubblicato una versione, e un’altra interessante è contenuta nel post di Venezia Eventi già linkato prima. Se un vostro amico anglofono ve ne chiede la traduzione, potete fornire direttamente il link del post di Luca’s Italy.
Io però vi consiglio di entrare in una pasticceria e di assaggiarne una preparata magistralmente sul posto: l’atmosfera, i profumi, il freddo del periodo carnevalesco, i colori delle maschere che passano per le strade… tutto rende unico il gusto di questo concentrato di sapori!
Dulcis in fundo, una prelibatezza così straordinaria non poteva farsi mancare i recensori esperti. E allora ecco comparire la pagina Facebook FritoeAdvisor in cui troverete analisi dettagliate e puntuali degli assaggi effettuati soprattutto a Padova e dintorni.
Una nota di colore: in dialetto si definisce fritoła una persona lamentosa, che ne ha sempre una. Strano! Non avrei mai scelto il nome di una cosa così buona per descrivere un atteggiamento negativo…!
Chiudo con una frase che spiega bene lo stato dell’arte delle fritołe (e che rappresenta anche l’evoluzione – o involuzione, chissà – dei tempi):
“Le frìtoe ze come le done: se non le ze calde e rotondete, non le ze bone”
E allora via con gli assaggi, senza paura di sforare le calorie, se no come facciamo a rimanere rotondette???
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