Apre il 20 maggio e rimane visitabile fino al 31 ottobre la mostra di sculture di Wallace Chan “TITANS: Un dialogo tra materiali, spazio e tempo” ospitata presso il Fondaco Marcello.
In esposizione si troveranno le monumentali sculture in titanio e ferro dell’artista, e un’installazione immersiva site-specific composta da titanio e acciaio inossidabile e riflettente
Wallace Chan è uno dei più celebrati artisti della gioielleria al mondo, ma la sua abilità nella scultura – arte alla quale egli si applica da oltre un quarantennio – è meno nota. Quando era apprendista intagliatore, all’età di 16 anni, i suoi materiali erano le pietre opache come la malachite, la giada e il corallo, ed i simboli cinesi di buon auspicio erano la sua ispirazione. Chan sviluppa le sue capacità e apprende l’arte della scultura occidentale visitando i cimiteri cristiani, ammirando le statue in marmo di santi e di angeli. Dopo sei mesi di monacato all’inizio degli anni Duemila e, avendo rinunciato ad ogni suo bene, Chan trova sé stesso nella completa assenza di strumenti artistici. Ciò nonostante, la sua passione per la scultura lo persuade a creare opere utilizzando materiali più comuni come il cemento, il rame e l’acciaio inossidabile.
Qualunque sia il mezzo, Chan è sempre guidato da una fascinazione per i materiali e dal desiderio di spingerli oltre i loro limiti. Il Titanio, dal nome dei Titani, dèi immortali della mitologia greca, è il più forte, duraturo e leggero dei metalli. Impiegato principalmente nell’industria aerospaziale, è stato per lo più ignorato dagli artisti, a causa del suo costo e del complesso procedimento di lavorazione. Dopo molti anni di attenta ricerca e sperimentazione, Chan ha sviluppato un metodo di lavoro al principio impiegato per i suoi gioielli e più recentemente utilizzato per le sue sculture monumentali. Oggi, egli padroneggia ogni passaggio tecnico della scultura: dalla modellazione alla fusione, dall’intaglio alla saldatura e all’assemblaggio, per creare opere in titanio raramente viste in queste dimensioni.
La serie di sculture stanti, Un Dialogo tra Materiali e Tempo, esplora il dialogo creato dalla giustapposizione tra la leggerezza e la durevolezza del titanio ed il peso e la predisposizione alla corrosione del ferro. Il marrone della ruggine dato dall’ossidazione del ferro crea un forte contrasto con la superficie argentea e lucida del titanio; i materiali evocano il trascorrere del tempo, poiché il ferro infine arrugginirà mentre il titanio resisterà per l’eternità. Il motivo centrale di queste sculture, semi-figurative e maestose, che raggiungono anche i tre metri d’altezza, è una testa colossale la cui espressione è serena e al contempo forte, in un’aura di pace che ricorda la statuaria votiva. La testa è distorta e allungata, quasi anamorfica e androgina, al contempo antica e in qualche modo extraterrestre.
Dal Comunicato stampa ufficiale della mostra
Wallace Chan, A Dialogue between Materials and Time I, 2020. Courtesy of the artist
Mi incuriosisce l’idea di come un artista possa coniugare la precisione e il dettaglio dell’arte orafa con la maestosità delle sculture di grande dimensione.
L’istallazione site-specific di Wallace Chan, Un Dialogo tra Materiali e Spazio, esplora l’illusione dello spazio all’interno di un non-spazio. L’opera rimanda al celebre Wallace Cut di Chan, una tecnica unica d’incisione delle gemme che egli sviluppa negli anni Ottanta. Ispirato dalla tecnica fotografica dell’esposizione multipla, Chan crea l’illusione di un’incisione 3D all’interno della pietra. Appaiono cinque facce ma solamente quella centrale è incisa; i volti su ogni lato sono semplici riflessi. Similmente, in questa nuova installazione immersiva, Chan utilizza la luce ed il riflesso per creare l’effetto di uno spazio unico che invita il visitatore ad interagire e divenire parte dell’opera. L’impiego dell’acciaio riflettente da parte dell’artista è anche un rimando alla storia di Venezia, in quanto uno dei maggiori centri di produzione di specchi fin dal XVI secolo, ed un omaggio alla città che è stata per lui costante fonte d’ispirazione.
Secondo il curatore, James Putnam: “La combinazione tra le sculture stanti e l’installazione site-specific rivela la fascinazione di Chan per la percezione e la rifrazione della luce: ancor più in questo contesto, dove la qualità unica della luce veneziana, lo splendido riflesso del sole sull’acqua, ispirò i grandi pittori del Rinascimento”
Chan, accostando il titanio a questi due materiali differenti (ferro e acciaio inossidabile riflettente), non solo ne mette in evidenza gli opposti ma allude anche alla più ampia nozione di dualità che è costantemente presente nella sua opera: non può esistere il positivo senza il negativo, la luce senza l’oscurità, non c’è spazio senza materia.
Dal Comunicato stampa ufficiale della mostra
Wallace Chan, A Dialogue between Materials and Time XIII, 2020. Courtesy of the artist Wallace Chan, A Dialogue between Materials and Time XIII, 2020. Courtesy of the artist Wallace Chan, A Dialogue between Materials and Time V, 2020. Courtesy of the artist
Come visitare la mostra
Il Fondaco Marcello si trova in Calle del Traghetto, 3415, a due passi da Palazzo Mocenigo e dalla fermata di vaporetto Sant’Angelo.
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