Fortunatamente non si tratta dell’ennesima “mostra multimediale”: Hypervenezia è una splendida mostra di fotografia basata sul progetto di ricerca portato avanti da Mario Peliti.
Devo ammettere che la lettura del comunicato stampa di presentazione non mi aveva affatto entusiasmato (tant’è che anche il post in saór non trasmetteva grande entusiasmo). Non mi sono però lasciata prendere dallo sconforto pensando che, in fondo, Palazzo Grassi è sempre una garanzia e che quindi probabilmente si trattava di un semplice problema di comunicazione e non di reale mancanza di contenuti.
Sabato – ancora non troppo convinta – sono andata a togliermi di persona ogni dubbio residuo, e ho fatto strabene!
La mostra è BELLISSIMA, e si merita a pieni voti il bollino 💯.
Rimarrà visitabile fino al 9 gennaio 2022 ed è possibile acquistare i biglietti on-line (io sono andata senza prenotazione e non ho trovato coda)
Sono 357 le immagini in mostra, appartenenti al corpus complessivo di 12.000 foto del Venice Urban Photo Project, tutte scattate rispettando alcune linee guida: in bianco e nero, realizzate a parità di condizione di luce, senza ombre portate e in assenza di persone.
Perché ho parlato di esperienza, nel titolo? Perché quando si entra si viene trasportati in una dimensione surreale. L’allestimento minimalista ed estremamente omogeneo, con le foto posizionate all’altezza dello sguardo a coprire l’intera lunghezza delle pareti, colpisce nella sua massima semplicità e risulta straordinariamente efficace. La musica composta ad hoc per la mostra da Nicolas Godin accompagna il visitatore in questa “realtà surreale”, fatta di una Venezia vuota ma viva, in cui emergono gli elementi architettonici sopra tutto il resto. Non ci sono persone, non ci sono colori, non ci sono ombre. Solo le architetture che si sono succedute nel corso dei secoli immerse nel contesto urbano di questa città unica.
A una prima lettura della presentazione ho pensato si trattasse di un atto di accusa contro lo svuotamento di Venezia o l’assenza di vita e turismo causati dalla pandemia, ma fortunatamente (almeno per la mia lettura) alla base di tutto c’è la volontà di rappresentare il tessuto urbano come degno di autonomia e intriso di ricchezza propria, al di là di ogni altra accezione.
Alle sale dedicate ai quasi 400 scatti divisi per sestiere e le cui didascalie sono riportate nella guida alla visita, si affianca un’opera straordinaria: la ricostruzione della Mappa panoramica di Jacopo De’ Barbari creata affiancando le immagini esposte. Nella sala che contiene quest’opera c’è da perdersi cercando i particolari conosciuti, giocando con la memoria visiva e scoprendo punti di vista poco noti o addirittura mai visti da noi viaggiatori, perché localizzati in posti non accessibili al pubblico.
Da rimanere ore con il naso all’insù!

Un particolare
Come raggiungere Palazzo Grassi
Palazzo Grassi è aperto tutti i giorni, tranne il martedì, dalle ore 10 alle ore 19. Ultimo ingresso alle ore 18.
Le fermate di vaporetto più vicine sono San Samuele (a pochi passi) e Sant’Angelo.
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